Julio Lafuente e il rapporto interno / esterno

12/03/2018, by Federico Balestrini, in Architettura | Lettura di edifici notevoli, 0 comments

Julio Lafuente progetta il Santuario dell’Amore Misericordioso e la Casa del del Pellegrino a Collevalenza con grande raffinatezza. Breve lettura morfologica. Forme concave e convesse sono spazio interno ed esterno in un rapporto complesso e suggestivo in cui la luce esalta materiali e volumi generando un’atmosfera espressiva paragonabile a quella che si gode nel capolavoro di Le Corbusier a Ronchamp: la Cappella di Notre-Dame du Haut.

RAFAEL MONEO sul numero di arquitectura dell’ottobre del 1967scrive:
L’esterno, il convesso, penetra alternandosi in un sottile giuoco dialettico con il concavo: la distinzione fra spazio interno ed esterno è così rotta. Qui è fondato, a mio modo di vedere, il maggior valore della chiesa e Julio Lafuente può essere soddisfatto del livello raggiunto; infatti questa continuità tra spazio interno ed esterno è una delle mete che si è proposta la migliore architettura moderna.

Questo week end ho partecipato ad un ritiro spirituale a Collevalenza e ho avuto la possibilità di vivere dall’interno il santuario che Madre speranza ha fatto progettare a Julio Lafuente per accogliere i pellegrini. Ho ammirato la progettazione integrale, dove il dettaglio del parapetto e della maniglia è stato disegnato è concepito con la stessa perizia dell’impianto generale.

Costruzione iniziata nel 1953 – Madre Speranza, spagnola, ha incaricato Julio Lafuente, madrileno di costruire il Santuario dell’amore misericordioso a Collevalenza, vicino a Todi.

Lafuente interpreta la pianta centrale e rendendola volumetricamente complessa la converte in una straordinaria versione moderna della pianta basilicale, ideale per i pellegrinaggi.
La copertura vola sulla navata increspandosi con la luce che penetra dalle lame tra i cilindri delle pareti.
Troviamo la contrapposizione concavo/convesso
dritto/rovescio
esteriore/interiore
convesso=esterno
concavo=interno

Interno reso vivo dal vibrare della luce che entra dalle fenditure tra i cilindri delle cappelle e viene trasportata dal chiaroscuro impresso nel getto della copertura
Chiara fenditura della copertura che termina nella cupola conica sopra l’altare.

Sul piano volumetrico si nota il rapporto stretto con la luce e lo spazio interno – come nella cappella di Ronchamp del 1950 appena precedente, quasi coeva.


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